Un Paese senza Energia

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Il caro bollette e la questione energetica, uniti alla crisi pandemica e alla corsa dell’inflazione, potrebbero rappresentare le condizioni di una tempesta perfetta in grado di abbattersi con una forza senza precedenti sulle già fragili attività produttive italiane e sui conti delle nostre famiglie.

Se poi a tutto questo si aggiunge il conflitto tra Russia e Ucraina ecco che il disastro è servito.

Le cause potrebbero essere molteplici, e sarebbe un errore ricondurle agli eventi di stringente attualità, le ragioni andrebbero infatti ricercate nelle scelte operate negli ultimi 20 anni o meglio  nelle non scelte operate in campo energetico, che si sono così tradotte nell’assenza di un Piano Energetico Nazionale e nella mancanza di un “Recovery Plan” in grado di ammortizzare o temperare la crisi energetica legata alle tensioni geopolitiche dell’Est Europeo.

Ad aggravare una già precaria condizione la scellerata miopia ideologica degli ultimi anni, che animata dall’esclusiva corsa al green e dal diniego di qualunque forma di energia non etichettata come “Environmentally Friendly” potrebbe portarci nel giro di pochi mesi dritti-dritti verso una condizione di decrescita che di felice ha ben poco.

L’energia è invece da sempre sinonimo di crescita, sviluppo e sostenibilità, e senza, nessuna società potrà mai competere sullo scacchiere internazionale; ed è solo puntando sulla sostenibilità, la economicità e la sicurezza delle scelte energetiche che potremo così evitare che il nostro Paese e l’Europa tutta si avviino verso un freddo e poco luminoso prossimo futuro.

 

Quali scenari per il futuro?

La questione Energetica riveste un grandissimo interesse nelle politiche di sviluppo future del nostro Paese e andranno quasi certamente a ridefinire i rapporti di forza e le relazioni geopolitiche internazionali, in particolare nel bacino del mediterraneo; programmazione ed investimenti mirati nel settore energetico permetteranno di accrescere la competitività e lo sviluppo delle nostre aziende; tutto questo in una crescente visione ecologica a tutela dell’ambiente e della salute dei lavoratori e dei cittadini che abitano le nostre città. L’energia rappresenta la sfida più affascinante e complessa che siamo chiamati ad affrontare e da essa dipenderanno le potenzialità di sviluppo sostenibile e di crescita occupazionale.

 

Le scelte di politica energetica, oltre a dover essere pensate senza soluzione di continuità territoriale, per essere incisive, dovranno in primis garantire: economicità, sicurezza e sostenibilità tutto questo all’interno di un unico ed armonico piano energetico nazionale. Occorrerà senza dubbio puntare a rafforzare il mix energetico senza demonizzare nessuna fonte energetica capace già oggi di garantire i più bassi impatti energetici; una su tutte il gas naturale, ricordiamo che tra le fonti tradizionali il gas è certamente quella meno impattante e meno inquinante.

 

Il problema del caro bollette, di questi ultimi mesi, dipende moltissimo dalle scelte operate in seno all’Unione Europea e che hanno visto lo stop degli investimenti nel campo del gas naturale ed in particolare nel settore della logistica e del trasporto per preferire investimenti nel solo campo delle rinnovabili, scelte che ci hanno portato ad accrescere la dipendenza energetica dai Paesi fuori dalla Comunità Europea e che da sempre usano questa preziosa fonte di energia a scopo di ricatto geopolitico.

 

È dunque di fondamentale urgenza riparlare dei corridoi meridionali del gas naturale e delle nuove vie verso l’est Europa e le regioni del Caucaso; su questo tema diversi sono i progetti che hanno visto un crescente rallentamento negli ultimi anni, vedi il progetto “South Stream” ed il “Nabucco” che avrebbero dovuto collegare il primo, l’Unione Europea e la Russia da Sud, attraverso il Mar Nero e la Bulgaria, il secondo, il Nabucco, garantire una nuova via di approvvigionamento del gas naturale del Caucaso ed in generale del  Medioriente, collegando la Turchia all’Austria.

 

Un discorso a parte lo merita il “Trans-Adriatic Pipeline” TAP, un gasdotto che interessa direttamente l’Italia e che si collegherebbe anche al progetto South stream, il TAP fu oggetto, come ricorderete, di innumerevoli battaglie da parte degli ambientalisti italiani e del Movimento 5 Stelle, che lo ritenevano di nessuna utilità per il nostro paese. Guardando i numeri invece il TAP da solo avrebbe consentito di trasportare circa 10 miliardi di metri cubi l’anno di gas naturale, capacità in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di 7 milioni di famiglie, e che oggi avrebbe rappresentato ossigeno puro per le nostre economie.

L’Italia e l’Europa per salvare le proprie realtà economiche, devono al più presto uscire dall’isolamento energetico nel quale sono finite, lo devono fare attraverso un rilancio delle politiche sul gas naturale: rigassificatori, potenziamento delle riserve strategiche, nuovi corridoi con il Nord Africa ed il Medio Oriente, nonché attraverso il potenziamento delle reti energetiche nazionali, partendo da un capillare sviluppo delle comunità energetiche.

Le comunità energetiche

 

Una nuova sfida, anzi potremmo dire una necessità per il prossimo futuro è rappresentato dalla creazione di vere e proprie comunità energetiche capaci di generare valore e di produrre energia per un completo autosostentamento delle aree interessate, ciascuna comunità energetica piccola o grande, semplice o complessa dovrà avere come obiettivo quello di sviluppare al suo interno progetti che pongano al centro la condivisione delle idee, delle risorse e delle strategie. Come ad esempio proporre la costituzione di una rete di aziende operanti sul territorio che mettendo in comune le loro competenze e le loro esigenze energetiche con la supervisione delle amministrazioni locali e grazie al supporto delle nostre università ed enti di ricerca decidano di investire sulla creazione di una Energy Community per il soddisfacimento dei loro fabbisogni energetici e per creare così una rete locale per la distribuzione dell’energia in esubero, questo consentirebbe altresì di generare competenze e nuove opportunità occupazionali.

 

I progetti dovranno inoltre avere come caratteristica di base la loro scalabilità e replicabilità sui territori, e per far sì che questo accada occorrerà agire secondo una specifica metodologia applicativa suddivisa nelle seguenti fasi:

 

  • Analisi del sito di interesse: fabbisogni energetici e mappatura dei punti di consumo;
  • Mappatura delle potenzialità energetiche (risorse idriche, materiale organico, fonte solare, etc.);
  • Analisi Button-Up;
  • Proposte di efficientamento energetico;
  • Individuazione dei potenziali impianti a supporto della comunità energetica;
  • Analisi costi-benefici;
  • Analisi priorità di intervento;
  • Progettazione;

 

Un nuovo vettore per il futuro: l’idrogeno

 

Un altro elemento fondamentale per una concreta ed efficace transizione energetica è rappresentato dall’idrogeno e diventa per questo di prioritaria importanza avviare progetti di ricerca ed applicazioni pratiche per la sua piena affermazione. Il tema della mobilità è uno dei temi più complessi ed insidiosi da affrontare e l’idrogeno costituisce l’elemento centrale per realizzare una piena mobilità sostenibile, che partendo dalla produzione di energia da fonti rinnovabili consenta di produrre “green H2” da impiegare su mezzi di trasporto elettrici. Il tutto in un contesto come quello attuale dove lo sviluppo dell’elettrico non può non considerare i limiti della gestione delle batterie ed i tanti problemi legati alle materie prime per la loro produzione.

 

In questo l’idrogeno rappresenta un vettore alternativo all’energia elettrica accumulata nelle batterie, garantendo in alternativa a queste ultime la produzione di energia elettrica in tempo reale per l’alimentazione dei motori elettrici delle nostre auto, senza bisogno di sistemi di accumulo elettrico.

 

Per il prossimo futuro l’H2 rappresenta anche una grande opportunità per il rilancio dell’uso del gas naturale, in quanto miscele di gas naturale “Syngas” ricche di idrogeno sono in grado di aumentare di gran lunga il potere calorifico del combustibile e di ridurre significativamente la produzione di CO2 negli usi finali.

 

Ultimo ma non meno importante l’H2 consentirebbe di potenziare enormemente lo sviluppo e la penetrazione delle energie rinnovabili, che pagano in modo significativo il problema della discontinuità e scarsa prevedibilità della produzione energetica.

 

In questo caso l’idrogeno consentirebbe di accumulare l’energia in esubero, ad esempio nelle fasce di maggior picco della produzione e di rilasciarla e renderla così disponibile nelle ore di bassa produzione delle rinnovabili, di norma nelle ore notturne e in inverno.

 

Le tecnologie esistono e sono disponibili sta al decisore attraverso scelte oculate metterle in gioco e favorirne lo sviluppo e la loro piena applicabilità.

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