Cosa rimane oggi di Torino?

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Torino è  una città certamente molto complessa e che nel corso degli ultimi anni ha più volte mutato pelle: passando da essere prima capitale d’Italia a capitale europea dell’industria e dell’auto e di tutto questo rimane oggi solo un lontano e sbiadito ricordo.

Di quel mondo sabaudo possiamo vantare dei suoi meravigliosi palazzi, dove risuona sempre meno l’eco della storia e il richiamo del destino. Del mondo industriale, eccetto qualche residuo museale, poco o nulla abbiamo ricevuto in dote da quella Torino che negli anni 60 e 70 incarnava l’eccellenza mondiale nel campo della meccanica e dell’industria automobilistica.  

Ed oggi Torino cosa rappresenta? Di quell’ingegno, di quella grande capacità manifatturiera cosa rimane? Certamente i suoi autorevoli atenei e la bellezza di una città che da sempre ha mostrato al mondo il suo fascino austero e mai banale, ed infine una borghesia impigrita e poco incline all’investire.

Alla luce di tutto questo diventa così fondamentale indagare e capire cosa si accompagna alle mutazioni che hanno segnato la città, per poi individuare nuove linee di sviluppo utili alla trasformazione ed al rilancio della stessa.

Occorrerà puntare sull’ammodernamento delle strutture portanti della città, su una “governance smart” così da avere una città che incarni a pieno un’idea concreta di sostenibilità e non solo intesa come mero aspetto ecologista o ambientalista, ma nell’accezione più ampia del termine, ossia sostenibilità sociale, valoriale, economica ed ambientale.

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4 commenti

  1. Bravo Ferrante, continua così.
    In particolare un tema è oggi centrale: cosa rimane della Fiat e del suo indotto con l’ingresso in Stellantis.
    Per quale motivo il governo ha pagato svariati mld di euro senza richiedere controparti? Dov’è il piano industriale per le aziende italiane del gruppo? Per quale motivo il governo no richiede garanzie industriali ed occupazionali a Stellantis, che nel giro di pochi mesi ha imposto l’interesse francese innanzi tutto, visto che il governo francese è un suo socio, mi pare al 9%? Dove compreranno le macchine e le attrezzature del gruppo (mi risulta d’ora in poi dove costano meno, cioè in Cina), ecc.

    1. Caro Augusto,
      cogli perfettamente nel segno, e ti ringrazio, impressiona il silenzio della politica su una vicenda che esploderà con tutta la sua portata sociale sulla città. Le aziende è vero si muovono sullo scacchiere globale, ma non disdegnano i contributi locali. Il tema Stellantis apre un vaso di pandora, che imporrebbe una seria riflessione, tu che conosci molto bene il tessuto industriale torinese sai benissimo che il castello rischia di crollare da un momento all’altro ed i Francesci si ergeranno a salvatori della Patria, invece non faranno altro che fagocitare le nostre aziende e con loro le nostre competenze e le elevate professionalità.

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